La Riserva Naturale Orientata Pantalica, valle dell'Anapo e torrente Cava Grande

La Riserva Naturale Orientata Pantalica, valle dell'Anapo e torrente Cava Grande




La riserva è stata ufficialmente istituita nel 1997 ma già dal 1998 l'Azienda Regionale Foreste Demaniali la gestiva come se lo fosse.
Istituita per proteggere e curare in particolare:


il platano orientale , presente in Italia solo nella valle dell'Anapo, nella cava Grande del Cassibile in pochissimi altri siti dei monti Iblei, minacciato da un fungo che ne stava decimando la popolazione


e la Trota Macrostigma o Trota Siciliana, pesce autoctono e presente in pochissimi altri corsi della Sicilia, minacciata dalla pesca indiscriminata spesso praticata con il cianuro.





La Riserva ricade nel territorio dei comuni di Sortino, Ferla, Cassaro, Buscemi e Palazzolo Acreide.

Il tratto di fiume che va dalla stazione di Cassaro-Ferla della ferrovia in disuso Siracusa-Vizzini, nel territorio di Cassaro, fino a contrada Fusco, nel territorio di Sortino, è stato recintato e chiuso al traffico privato.



Dai due cancelli è possibile l'accesso pedonale per le visite.

Contestualmente alla chiusura dell'area, dai due ingressi della Riserva furono istituiti un servizio di bus navetta ed con un carro trainato da cavalli che rendeva più agevole la visita. Dal 1999 tali servizi sono stati sospesi per carenza di fondi.





La chiusura al traffico privato dell'area ha apportato sicuramente dei vantaggi per quanto riguarda la salvaguardia dell'ambiente della valle minacciato specialmente a partire dagli anni '70 dall'invasione di orde di gitanti della domenica che a fine gita abbandonavano nell'ambiente cumuli di immondizie e lasciavano fuochi accesi spesso causa di incendi.

Purtroppo la soppressione dei servizi di trasporto impedisce di fatto a molti la possibilità di visita.

Un terzo cancello è in costruzione nei pressi del Km 5 della strada regionale che da Ferla conduce a Pantalica. La chiusura della strada a 4 Km di distanza dal sito archeologico e la cronica carenza di di fondi che probabilmente non consentirà l'istituzione di un servizio di bus navetta impedirà la visita ad uno dei gioielli della Sicilia finora scarsamente valorizzato e che rischia di essere definitivamente cancellato dai tour turistici dell'Isola con consistenti perdite per la già precaria economia della zona.




Ben venga la protezione di preziose aree naturalistiche ed archeologiche ma la protezione non può essere rappresentata da una mera chiusura al pubblico dei siti.
Purtroppo è questo che sta avvenendo nella valle dell'Anapo ed ancora di più avverrà a Pantalica.

La valle dell'Anapo è attualmente fruibile solo a quei "coraggiosi" disposti a lunghe marce magari con pesanti zaini in spalla con i viveri (riporteranno indietro i rifiuti?).
La faccia "buona" della medaglia è una effettiva tutela dell'ambiente nella

valle.

Diverso è quello che secondo me avverrà nella zona archeologica.
Chi visita la valle dell'Anapo desidera fare un'immersione nella Natura ed è quello che avviene a partire dal momento in cui si supera il cancello che chiude la riserva. Chi va a visitare la Necropoli di Pantalica non è necessariamente un amante della natura e non molti saranno disposti a marciare per un paio d'ore per poter visitare il sito.
L'assenza di visitatori porterà ad un abbandono del sito già colpevolmente poco curato.


Nel giugno di quest'anno (2008) infatti, trovandomi in ferie in Sicilia (sono siciliano ma vivo in Svizzera), ne ho approfittato per recarmi a Pantalica. Ebbene, molti sentieri era invasi da erbacce e rovi e la visita a parecchie tombe ed abitazioni rupestri era impedita dalla presenza di rovi.
Parlando con degli operai della forestale ho scoperto che a causare questa situazione è un conflitto di competenze tra l'Azienda Regionale Foreste Demaniali e la Soprintendenza Provinciale per i Beni Culturali e Ambientali di Siracusa.
Entrambi sostengono che spetti all'altra la pulizia del sito!!!!!!

La flora


Numerose sono le specie che rapperesentano la flora della riserva.

Nel fondo valle, nelle immediate vicinanze del greto troviamo altre al già citato platano orientale, tra le specie arboree, troviamo l'oleandro, il pioppo bianco, il pioppo nero, il salice
bianco e il salice pedicellato mentre si nota un calo di tamerici e sambuco.


Il sottobosco è composto da edera, salsapariglia, vitalba, robbia, rovo diffuso fino all'altopiano, aristolocchia, esquiseto, felci, iperico caprino capelvenere, margherite di campo, aglio selvatico e ranuncola.
Laddove l'acqua tende a ristagnare abbiamo la presenza di specie acquatiche quali canna, tifa, menta d'acqua e crescione.

Sui margini troviamo il ricino comune, l'angelica e la cicuta.




La flora sulle pareti della valle è rappresentata principalmente dalla leccete composta da leccio, orniello, roverella, biancospino, terebinto, olmo e rari esemplari di carpino nero.
Tra le specie arbustive troviamo il lentisco, l'alaterno, la fillirea, l'euforbia la ginestra spinosa ed il raro cisto di Creta.









Nel sottobosco troviamo il pungitopo, l'asparago, la coronilla, la rosa canina, i ciclamini ed un relitto del terziario endemico della zona iblea: l'ortica rupestre.

Dove viene a mancare la copertura boscosa troviamo la ferula nodosa e cespugli di ononide, timo, salvione, valeriana rossa e ampelodesma (in dialetto detta Liamma) le cui infiorescenze, legate in fascine (sciaccare) vengono usate a Ferla sper la suggestiva sciaccariata (fiaccolata) del Sabato Santo e a Cassaro per quella di Sant'Antonio (17 gennaio).


Sull'altopiano sono molto diffusi il barboncino siciliano e l'asfodelo.

Dal fondovalle all'altopiano si possono poi trovare una ventina di specie di orchidee, dalla comune orchidea omini nudi alla più rara orchidea bianca.






Da ricordare l'opera dell'Azienda Regionale Foresta Demaniali che ha operato una massiccia opera di riforestazione del territorio.

Non posso però non notare come tale opera, in particolare negli anni '70 e '80 del secolo scorso, sia stata portata avanti impiantando in principalmente conifere ed eucalipti, specie estranee a questo territorio.






Diversa la flora che colonizza le zone rupestri caratterizzata da trachello siciliano (endemico degli Iblei), putoria delle rocce, rosmarino, cappero e borracina.














La Fauna
Numerose le specie animali presenti nella riserva.

I mammiferi
Da un documento del '600 si desume la presenza del daino nella zona, animale del quale si è persa traccia anche nella memoria popolare a dimostrare l'estinzione in epoche remote. Memoria che c'è per quanto riguarda il lupo presente fino agli anni '20 del '900.

Tra i mammiferi attualmente presenti troviamo la volpe, il coniglio, la lepre, la martora, l'istrice, il riccio, la donnola, i topi (mustolo, crocidura, topo di campagna) e il topo quercino (un piccolo ghiro)
Nella grotta dei pipistrelli, nella gola del Calcinara, e nella grotta Trovata, sulla parete presso la confluenza tra l'Anapo e il Calcinara, troviamo due numerose colonie di diverse specie di pipistrelli.


















Il fiume: pesci anfibi e crostacei

Nel corso d'acqua, oltre alla già citata trota macrostigma, troviamo la trota fario, la tinca e non è raro incontrare l'anguilla.
Tra gli anfibi, troviamo il rospo comune, varie specie di rane ed il raro e minuscolo discoglosso dipinto.
L'occhio attento riuscirà senza grosse difficoltà a notare la presenza del granchio fluviale. I più distratti difficilmente lo vedranno vivendo esso nascosto sotto i sassi sulle rive del fiume.


I rettili
Tra i rettili sono da ricordare vari rappresentanti dell'erpofauna: il colubro leopardino, la biscia dal collare e il biacco. Molto rara la vipera.


Oltre alla comuni lucertole, sono presenti anche il coloratissimo ramarro (lucirduni) e il piccolo congilo, una tozza lucertola dagli arti molto corti.
Tra le tartarughe troviamo la testuggine terrestre e la testuggine lacustre.

Gli uccelli

L'avifauna è la più massicciamente presente nel territorio della riserva sia come numero di specie che di esemplari.

Purtroppo di alcune non si segnalano più avvistamenti: Il gufo reale, il capovaccaio, l'aquila del Bonelli ( l'ultimo avvistamento che ricordo è di una coppia a metà degli anni '90 dello scorso secolo)
Fino ai primi anni '70 del XX sec. ricordo anche che non era raro vedere anche nel cielo sopra i centri abitati la sagoma del nibbio reale ( carcarazza ) oramai sparito dalla zona.
Tra le specie ancora presenti in fortissimo calo è la cornacchia (ciaula) della quale ricordo una numerosissima colonia, sempre negli anni '70, nella rutta 'e ciauli (grotta delle cornacchie) in contrada Mascà e che adesso è rappresentata da pochi esemplari.

Non è certa poi la presenza del merlo acquaiolo, occasionalmente si regiastra la presenza dell'airone cinerino mentre è recente l'avvistamento del picchio rosso maggiore si registra inoltre un calo della popolazione di corvo imperiale mentre è in aumento quella del falco pellegrino.
Tra gli altri uccelli sono da segnalare: la gallinella d'acqua, il martin pescatore, l'usignolo di fiume, lo scricchiolo, la ghiandaia, il merlo, il rampichino, la cinciarella, la cinciallegra, l'allocco, il saltimpalo,

l'occhiocotto, il beccamoschino, l'averla capirossa la coturnice sicula la poiana, la tortora e l'upupa.

1 commento:

paolo ha detto...

Grazie delle preziose info